l'amonduulite mi
coglie ogni circa 2-3-anni (l'ultima volta comprai dvd phallus
dei)
sta volta l'untore è julian cope col suo librino
krautrocksampler - guida
personale alla Grande Musica Cosmica
(...)
io non mi ricordo bene chi ero 30-35 anni fa ma ricordo
la musica, è già
qualcosa
e giù
allora a scaricare yeti e lemmings ecc ecc, e sì mi piacciono
ancora le sviolinate e le skitarrate di karrer e
la vocina (...)
di renate e il clima stregonesco (leggevo lovecraft ecc)
roba
da bimbi, forse
va be', siamo stati bimbi
.........................................................................................................................
leggo
anche un libro su rapporti musica digitale e deleuze-guattari
ci
sono delle cose interessanti
con einaudi rateale preso anche
un dizio storico di psicologia, psichiatria,
psicoanalisi e
neuroscienze ma lì deleuze e guattari non ci sono. possibile?
accettabile?
altre musichine piaciute da tal colleen
(francesina)
......................................................................................................................
i listened to prog
rock
and then art rock (soft machine eno syd barrett gong daevid
allen ecc)
and kraut rock (amon duul can faust)
and jazz rock
(nucleus soft machine again)
and folk too (incredible string band
pearls before swine tim buckley)
and that fabulous mythic third
ear band too
and that magnificient music by popol vuh
and the
cycle is complete by bruce palmer
and then came the ambient by eno
and the minimalistic music and "academic"
contemporary
music too (we listened to cage feldman ecc)
and eyeless in gaza
too
and david sylvian
and franz schubert & john
dowland
and then i started to play mine
....................................................................................................
àl svilòp l'è cumpâgn a 'na stràla môrta, ch'àgh v'dàmm ancàrra la lûs ànch s'là sè smurzêda da 'na mòccia èd tèimp e per sèimper
..........................................................................................................
le
développement est semblable à une étoile morte
dont on perçoit encore la lumière, même si elle
s'est éteinte depuis longtemps et pour toujours
Gilbert
Rist
is professor at the University Institute of
studies on development (IUED, in Geneva, Switzerland).
........................................................................................................
piccolo piacere di
questo scorcio di un inverno ben poco
invernale è stata la
lettura di un paio di librini adelphi di inoue yasushi
sono
brevi racconti, alcuni veramente brevissimi
potrebbero essere
sceneggiature per corti cinematografici o fumetti d'autore
ma
delicatissimi e efficaci
robe
d'amore
http://it.wikipedia.org/wiki/Yasushi_Inoue
........................................................................................................
Perhaps
"ambient" music is one of those somewhat acrid, mildly
dangerous and self-
destructive "adult"
tastes that appeals to very few; cigars (yes)
and cigarettes (just gitanes, so you can taste
it without inspiring), single malt scotch, (cognac
is better)
coffee, (tea is better and
it fits quite better to the wabi-sabi) lars von trier's
films (i like more kitano or k k duk),
dark chocolate, garlic, sudoku
(but no, sudoku, no, please),
etc.
complicated, not sweet, with a faint whiff of poison - the
sophisticated delights of bad-for-
you intoxication and the
contemplation of memento mori; the relentlessness of time and
inescapable biological and chemical processes - the passage of
ripeness to rot. What the
Japanese call Wabi
Sabi - beautiful decay - the
acknowledgement if not bittersweet, relish
of the melancholic
slow slide from youth and beauty to age and wear.
http://
en.wikipedia.org/wiki/Wabi-sabi
but
no, "ambient" is not music to sleep on
no, it's music on which you can contemplate and measure or inhabit the world you live in
........................................................................................................................
but then i re-read and
ambient (although wabi-sabi) is not so memento-mori
it is alive and kicking
young people (or not so young, but young at heart) is playing and composing ambient music
to me is the only alive and kicking contemporary adult music
(maybe i've already told this one....)
.......................................................................................................................
.......................................................................................
Wie
Orpheus spiel ich
|
Come
Orfeo, io canto |
..................................................................................
letto magnificentissimo
libro su l'alchimia
un meridianone
codesta è
davvero la mia religione
e mi dà grande
soddisfazione la pagina su myspace
incontri, amicizie, scambi,
comunità
..........................................................................................
non si può certo
dire che sia metereopatico, a meno che non lo sia in modo
particolare, perché in effetti sono quasi contento che sia
tornato freddo
mi piace che cambi
allora forse un po'
sono metereopatico.... ma non pato, gioio
a ferrara visto
mostra sul simbolismo
piaciuta, piaciuta molto anche
ferrara sotto ste nuvole pioggerelle, e cielo
corrusco
be'
certo il simbolismo è molto nelle mia corde
c'era
l'amatissimo redon coi suoi orfei, un klimt non dei suoi bellissimi
ma
bello, robe nabis e gaugin proprio bellissime e anche due o
tre munch
piaciuti più di quel che immaginavo
mi
piace meno il simbolismo alla moreau ecc
.......................................................................................................
musiche
mi piacciono molto quelle di una nuova vague un po' folk e
psichedelica, giovanile, che mescola strumenti acustici anche
molto
particolari con un'elettronica leggera e spaesante, field
recordingsta, e un
rumorismo dolce
qualche nome: colleen,
orla wren, phelan sheppard, akira kosemura, library
tapes, stars
of the lid, muhr, circle, fourcolor, xela, logreybeam, svarte
greiner e tanti altri più sotterranei ancora che scopro su
myspace che
continua a entusiasmarmi parecchio
................................................................................................
ieri
notte visto rivisto cinque pezzi facili con un j nicholson in grande
forma e m'è piaciuto non moltissimo, di più
con
grande slancio sarei montato anch'io sul camion con il quale si
invola
alla fine, verso il nord, verso il canada
...............................................................................
inoltro, confidando nel
vs interesse
----- Original Message -----
From: "bifo"
<istubalz@libero.it>
To:
<rekombinant@liste.rekombinant.org>
Sent:
Monday, March 19, 2007 6:14 PM
Subject: [RK] in memoria di Jean
Baudrillard
Pur non avendolo frequentato molto, ho
sempre avuto per Jean Baudrillard un
sentimento di simpatia e di
amicizia che a più riprese lui aveva mostrato
di
ricambiare.
Negli anni lontani in cui abitavo a Parigi ci aveva
separato l'appartenenza
ad ambienti culturali differenti. Fra le
persone che allora frequentavo,
per esempio nell'ambito del Centre
initiatives nouveaux espaces de liberté
creato e animato da
Felix Guattari e da Giselle Donnard, Baudrillard era
oggetto di
una sorta di interdetto che aveva natura politica e filosofica.
Basta
sfogliare quel suo libretto dal titolo Oublier Foucault, uscito
a
metà degli anni
'70 per capire il senso di quella
separazione. La ricerca foucaultiana
aveva portato ad
emergenza il carattere intimamente disciplinare delle
istituzioni
sociali moderne. D'altra parte il gesto filosofico proposto
da
Deleuze e Guattari nell'Antiedipo affermava che il desiderio è
la forza
motrice del movimento reale che attraversa la società
non meno che il
percorso della singolarità.
Con un gesto
altrettanto radicale, ma di segno opposto, nelle sue opere di
quegli
anni (Il sistema degli oggetti, La società di consumo, Requiem
per i
media, e infine Oublier Foucault) Baudrillard aveva
sostenuto che il
desiderio è la forza motrice dello
sviluppo del capitale, e aveva aperto un
discorso sulla
consistenza immaginaria del reale, sul rapporto tra il reale
e la
sua immaginazione.
Nonostante l'abbandono del campo freudiano che
l'Antiedipo sancì
apertamente, Deleuze Guattari e lo stesso
Foucault rimangono all'interno
della visione che Freud elabora nel
1929 con il Disagio della civiltà.
"E' impossibile
ignorare in qual misura la civiltà sia costruita
sulla
rinuncia pulsionale, quanto abbia come presupposto il non
soddisfacimento
(repressione rimozione o che altro) di potenti
pulsioni."
La repressione in tutte le sue forme è la
causa della politica di rivolta
desiderante che dalle pagine
dell'Antiedipo filtra nei movimenti.
Ma per venire all'oggi,
possiamo ancora parlare, in quel senso, di disagio
della civiltà,
o dobbiamo invece rovesciare la visione freudiana?
patologie
dell'espressività
Introducendo un libro dedicato alle
forme contemporanee della
psicopatologia, (Civiltà e
disagio a cura di Cosenza Recalcati Villa)
scrivono i
curatori:
"Scrivendo questo libro abbiamo voluto ripensare il
binomia civiltà e
disagio alla luce delle trasformazioni
sociali profonde che hanno investito
la nostra condizione di vita.
Tra queste una delle più significative è il
cambiamento
di segno dell'imperativo sostenuto dal Super-io sociale
contemporaneo
rispetto a quello freudiano. Mentre quello freudiano esige
la
rinuncia pulsionale, quello contemporaneo sembra porre la
spinta al
godimento come un nuovo imperativo sociale. In effetti
le forme
sintomatiche del disagio della civiltà sono oggi
in stretta relazione con
il godimento, sono vere e proprie
pratiche di godimento (perversioni
tossicomanie, bulimie, obesità,
alcolismo) oppure manifestazioni di una
chiusura narcisistica del
soggetto che produce un ristagno del godimento
nel corpo
(anoressie depressioni panico)." (Civiltà e disagio,
Bruno
Mondadori, 2006)
La psicopatologia sociale prevalente,
che Freud identificava nella nevrosi,
e analizzava come
conseguenza della rimozione, oggi va piuttosto
identificata nella
psicosi, e va sempre più associata alla dimensione
dell'agire,
piuttosto che a quella della rimozione.
Nel suo lavoro
schizoanalitico, Guattari si è concentrato sulla
possibilità
di ridefinire l'intero campo della psicoanalisi
partendo da una
ridefinizione del rapporto tra nevrosi e psicosi,
e partendo dalla
centralità metodologica e conoscitiva
della schizofrenia. Questa
ridefinizione ha avuto un effetto
politico potentissimo, ed ha coinciso con
l'esplosione dei limiti
nevrotici che il capitalismo poneva
all'espressione, costringendo
l'attività entro i limiti repressivi del
lavoro, e
sottoponendo il desiderio alla rimozione disciplinante. Ma la
stessa
pressione dei movimenti e la stessa esplosione espressiva del
sociale
ha portato ad una metamorfosi (schizometamorfosi) dei
linguaggi
sociali, delle forme produttive, e in ultima analisi
dello sfruttamento
capitalista.
Le psicopatie che si
diffondono nella vita quotidiana delle prime
generazioni dell'era
connettiva non sono in alcun modo comprensibili dal
punto di vista
del paradigma repressivo e disciplinare. Non si tratta
infatti di
patologie della rimozione, ma si tratta delle patologie del just
do
it.
"Di qui la centralità della psicosi che
diversamente dalla clinica della
nevrosi che è una clinica
simbolica perché istituita sul carattere
linguistico-retorico
della rimozione e sul fondamento normativo dell'Edipo
è
sempre una clinica del reale non governato dalla castrazione
simbolica,
dunque più prossima alla verità della
struttura (il reale del godimento è
infatti strutturalmente
impossibile da simbolizzare integralmente)."
(Recalcati: La
personalità borderline e la nuova clinica, in Civiltà
e
disagio, pag. 4)
creazionismo e simulazione
Il
pensiero Deleuze Guattari, e il concetto per loro centrale di
desiderio
non può essere appiattito su una lettura in
chiave "repressiva". Anzi,
nell'Antiedipo il concetto di
desiderio è contrapposto a quello di
mancanza. Il campo
della mancanza su cui è fiorita la filosofia dialettica,
su
cui la politica del Novecento ha costruito le sue (s)fortune, è
il campo
della dipendenza, non quello dell'autonomia. La mancanza
è un prodotto
determinato dal regime dell'economia, della
religione, della dominazione
psichiatrica.
I processi di
soggettivazione erotica e politica, non possono fondarsi
sulla
mancanza, ma sul desiderio come creazione.
Ciononostante non
possiamo negare che nel dispositivo analitico che si
forgia
attraverso la genealogia foucaultiana e attraverso il
creazionismo
deleuze-guattariano prevalga una visione della
soggettività come forza di
riemergenza del desiderio
rimosso contro la sublimazione repressiva
sociale. Una visione
antirepressiva, o espressiva, per dirlo in modo
sbrigativo.
Né
possiamo negare che nella posizione di Jean Baudrillard - che in
quel
periodo ci apparve come pensiero dissuasivo - vi fosse
l'anticipazione di
una tendenza che nel corso dei decenni è
divenuta prevalente: la tendenza
della simulazione che modifica il
rapporto tra soggetto e oggetto,
costringendo il soggetto nella
posizione subalterna di chi soggiace a una
seduzione.
Non
dimentichiamo che in uno scritto dei suoi ultimi anni (quello
molto
citato su società disciplinari e società di
controllo) Deleuze sembra
rimettere in questione l'architettura
che discende dalla nozione
foucaultiana di disciplinamento, e
sembra andare in una direzione che è
quella che Baudrillard
ha seguito fin dai primi anni '70.
Baudrillard ha individuato
nell'eccesso espressivo il nucleo essenziale
della overdose di
reale. "Il reale cresce come il deserto. L'illusione il
sogno
la la passione la follia la droga ma anche l'artificio il
simulacro,
questi erano ipredatori naturali della realtà.
Tutto ciò ha perduto gran
parte della sua energia come
fosse stato colpito da una malattia incurabile
e subdola."
(J.B: Il patto di lucidità, Cortina, pag. 21)
ritorno
del rimosso
Dopo tanti anni rividi Jean a Palermo per una
conferenza organizzata
dall'Accademia di Belle arti nell'anno
2000. Avevamo discusso animatamente
con qualche nota polemica (una
polemica non ancora, sopita nonostante i
venticinque anni alle
nostre spalle avessero finito per dare a lui quasi
tutte le
ragioni). Alla fine mi abbracciò con un gesto
imprevedibilmente
tenero e mi disse che quell'incontro lo aveva
commosso perché gli aveva
ricordato le sue lontane animate
discussioni con Felix.
Qualche tempo dopo lessi il suo saggio su
l'esprit du terrorisme uscito
dopo l'11 settembre. Con pochi altri
spiriti liberi (Stockhausen per
esempio) Baudrillard ebbe il
coraggio di dire quel che tutte le persone
oneste della terra
hanno pensato in quell'occasione, cioè che il primo moto
di
reazione alla notizia del crollo delle torri di Manhattan era stato
di
giubilo. Giubilo per il ritorno dell'evento, per la
dissoluzione di quella
specie di incantesimo che si era creato con
il dominio della simulazione.
Venticinque anni prima dell'11
settembre, nel suo libro più bello, Lo
scambio simbolico e
la morte, aveva scritto qualche parola sulle towers che
erano
appena state costruite. Le aveva definite simbolo della
replicazione,
della perfetta replicazione simulatoria che il
digitale rende possibile.
Ora quel simbolo era crollato per
effetto del ritorno di una mortifera
vitalità. Il ritorno
del rimosso, il ritorno della corporeità rimossa
dalla
simulazione digitale, non poteva essere che un ritorno
mostruoso.
Pubblicammo quel suo breve saggio in un libro
Deriveapprodi (La guerra dei
mondi), poi per qualche anno non ebbi
sue notizie. Gli telefonai l'estate
scorsa. Stavo progettando un
soggiorno a Parigi e mi sarebbe piaciuto
incontrarlo. Pensavo di
avere qualcosa da dirgli, proprio a proposito della
mia (nostra)
antica incomprensione di quel che vi era di più originale,
di
più lungimirante nel suo pensiero. Mi disse che mi
avrebbe visto
volentieri, ma non subito. Per qualche mese, mi
disse, sarebbe stato
occupato a curarsi.
Sapeva di essere
gravemente malato. "Ma non è una cosa così
terribile", mi
aveva detto, maestro nella fusione di
understatement e iperbole nostalgica.
Non l'ho più cercato,
né sono andato a Parigi. Non ho mai avuto con lui
una
confidenza sufficiente per sentirmi in diritto di importunarlo
in un
momento forse di debolezza. Ho tentennato a lungo, fin
quando ho avuto la
notizia della sua morte.
isteria
volontarista e depressione dissuasiva
Se oggi dovessi dire
quale libro degli anni '70 (il decennio di passaggio,
il decennio
cerniera che chiude il secolo delle insurrezioni operaie e apre
un
secolo che non siamo ancora capaci di nominare a pieno) quale
libro
filosofico di quel decennio sia il più importante,
credo che esiterei a
lungo, e poi risponderei sono due.
L'uno è
naturalmente l'Antiedipo, che libera la
soggettivazione
dall'interpretazione per aprirla alla creazione di
significati. L'altro è
L'échange symbolique et la
mort.
"Il principio di realtà ha coinciso con uno
stadio determinato della legge
del valore. Oggi tutto il sistema
precipita nell'indeterminazione, tutta la
realtà è
assorbita dall'iperrealtà del codice della simulazione."
(Lo
scambio simbolico e la morte, ed. it. Feltrinelli 1979, pag
12).
Non è la verità ad annullare e assorbire la
finzione, non è la vita ad
abolire lo spettacolo, ma è
la simulazione a fagocitare la realtà,
secernendo il mondo
reale come suo prodotto.
Nei libri precedenti, Il sistema
degli oggetti (1968), e Per una critica
dell'economia politica del
segno (1974), aveva studiato il rapporto tra
l'evoluzione
tecnologica e la comunicazione sociale. Ne Lo scambio
simbolico...
intuisce le linee generali dell'evoluzione di fine millennio
con
un'anticipazione disperata e nostalgica degli effetti
di
derealizzazione prodotti dalle tecnologie di comunicazione.
In
quel libro il pensiero anticipa il raggelarsi progressivo dello
scenario
del mondo da cui è stata cancellata la possibilità
di immaginare.
L'integrale efferato dominio dell'immaginario
soffoca, assorbe, annulla la
forza di immaginazione singolare.
Il
pensiero di Jean Baudrillard è costruito sulla formula
linguistica del
"non più". Non più la
modernità, non più la dialettica, non più la
dinamica
del superare. Finita la speranza della rivoluzione,
con l'esaurisi della
potenza pratica della dialettica, occorre
abbandonare anche la speranza
della fine. Il mondo ha incorporato
la propria inconcludibilità. Eternità
dell'inferno
inesauribile del codice generativo, insuperabilità
del
dispositivo della replicazione automatica. L'esaurimento della
logica
storica ha lasciato il campo alla logistica del simulacro,
e questa è
interminabile. Solo la morte libera dato che
grazie a dio dio non c'è a
rompere i coglioni anche
nell'aldilà.
"l'unica strategia è catastrofica,
e nient'affatto dialettica. Bisogna
spingere le cose al limite
dove del tutto naturalmente esse si capovolgono
e si sfasciano.
Contro un sistema iperrealista l'unica strategia è
patafisica:
una scienza delle soluzioni immaginarie, cioè una
fantascienza
del rivolgersi del sistema contro se stesso,
all'estremo limite della
simulazione, una simulazione reversibile
in una logica della distruzione e
della morte."
Per
tutto questo, forse, seguendo il rovinoso corso degli eventi e
la
catastrofe della modernità dobbiamo riconoscere che lo
sguardo più
lungimirante è quello di Jean
Baudrillard. Uno sguardo che negli anni '70 a
molti di noi era
apparso quasi cinico per eccesso di lucidità.
Dissuasivo,
dicevamo, nei confronti dei tentativi generosi di
sovvertire il reale. Ma
talvolta la generosità
diviene volontarismo e inventa concetti-bidone per
sorreggere
l'isteria soggettiva. La depressione è allora la forma più
acuta
dell'intelligenza, e ci aiuta ad evitare semplificazioni
truffaldine.
Se Lenin avesse dato ascolto alle sue ricorrenti
depressioni invece di
curarle con il volontarismo, forse il
ventesimo secolo avrebbe avuto colori
meno tragici, e le lotte del
lavoro non sarebbero state indirizzate verso
la sanguinosa
sconfitta che il leninismo ha loro assicurato.
Ma al di là
dei suoi effetti immediati, in quegli anni '70 in cui si
combatté
(e si perse) l'ultima grande battaglia tra le classi in cui è
divisa
la società moderna, il pensiero di Baudrillard, che a
qualcuno
poteva sembrare un lamento nostalgico, è stato
invece la premonizione più
lucida del collasso (che oggi è
sotto i nostri occhi) dell'occidente. E
forse anche
dell'umanità.
...................................................................................................
Filottete è stato abbandonato, già da dieci anni, dai suoi compagni in viaggio per la guerra contro Troia, sull'isola di Lemno, a causa di una ferita infetta e puzzolente provocatagli da una vipera. Un oracolo, però, solo ora svela ai Greci che senza l'arco di Filottete Troia non cadrà mai. Questi incaricano allora Odisseo e Neottolemo di andare sull'isola e recuperare ad ogni costo l'arco di Filottete. Odisseo, che in questa tragedia è presentato come un eroe meschino e crudele, ha un piano diabolico: Neottolemo dovrà fingere di avere litigato con i capi greci e cercare di accattivarsi la fiducia di Filottete, facendosi consegnare l'arco, che altrimenti sarebbe stato preso con la forza da lui. L'inganno riesce, grazie anche alla comparsata di un marinaio greco che si finge mercante e annuncia l'arrivo di Odisseo, e Filottete consegna all'amico Neottolemo il suo arco, che a sua volta lo consegna ad Odisseo. All'ultimo momento, però, Neottolemo si pente e riprende l'arco ad Odisseo e lo riconsegna a Filottete. Odisseo si infuria e solo l'intervento di Eracle ex machina appiana i dissapori e convince Filottete ad imbarcarsi per Troia.
..............................................................................................................
----- Original Message -----
From: claudio rocchi
To: pedramendalza@claudiorocchi.com
Sent: Friday, March 23, 2007 5:42 PM
Subject: saluti e pedra mendalza©**
23/3/2007 pedra mendalza 2007
93 minuti di flusso di coscienza
disponibili per eventi e rassegne con la partecipazione dell'autore e di alcuni tra i protagonisti
per organizzare proiezioni, incontri & dibattiti
o per informazioni il contatto mr.info@claudiorocchi.com scrittura, produzione, montaggio, postproduzione e musiche originali di claudio rocchi
anina trepte, alberto faret, cinzia defendenti, mickey bosco ed ilaria castiglioni interpretano loro stessi
fotografie digitali di gabriele di bartolo
un trailer di 2 minuti ed altro a http://www.claudiorocchi.com/musica/musica-cinema.html
ospiti speciali bugo e la dott.ssa dolores turchi proprio la ricercatrice e studiosa di oliena (NU), autrice di saggi come "lo sciamanesimo in sardegna" e "leggende e racconti popolari della sardegna" (Ed.Newton-Compton) a collocare propriamente gli straordinari siti attraversati dalla "docufiction". valenze storiche, energetiche e magico sciamaniche si intrecciano con la cultura e la tradizione dell'isola.
colonna sonora, ricca di contributi di vari musicisti. tra gli altri paolo tofani, walter maioli, marco lucchi, sandro mussida, roby dellera, fabrizio coppola, andrea tich, jont, terje nordgarden, feldmann.
check out http://www.claudiorocchi.com
..................................................................................................
i'm sure you already
know and love his music, but i discovered it just this
evening
and it was a good encounter
http://www.myspace.com/goldmundmusic
..................................................................................................
Riding
my bike over loose cobble-stones (especially after it's rained).
Shaking a yellow pages directory by its spine.
Picking up two
glasses together so they clunk and vibrate.
Breaking headache
tablets from their foil wrap.
Flicking rulers on tables (doesn't
everybody?)
Weird gagging sound my cat makes when she's going
mental.
Squeeky pens on a white board.
Fumbling with contact
microphones.
http://www.myspace.com/origamibiro
...................................................................
qualche giorno fa a un
tavolino in via Indipendenza, più o meno di fronte
all'Arena
del Sole, Ricca di punto in bianco m'ha chiesto se desiderassi
vivere
in eterno
il pomeriggio era bello, l'aria dolce, c'erano belle
ragazze da guardare, il
campari era particolarmente buono, ho
pensato che se si poteva eternare quel
momento o quel genere di
momenti sì, lo desideravo
più in generale, se ci
rifletto adesso, penso che se il mondo fosse eterno
mi piacerebbe
vivere in eterno
in presenza di un mondo che non lo è
credo di no
...................................................................................
http://www.myspace.com/thefloatingworld
la struttura dell'iki
........................................................................................