foto di Steven Miller |
RADURE 3 - OLTREUMANO
dedicato a Elémire Zolla
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Nulla di un sogno inviolato
di Marco Marangoni
"così come a ricordo di un luogo
si coglie una delle ninfee magicamente
chiuse che si innalzano improvvise
e con un intenso bianco circondano
il nulla di un sogno inviolato"
Stéphan Mallarmé, Le Nénuphar blanc
1° parte
"La ricchezza che dipingo viene dalla Natura, alla quale resto debitore(…) Se dovete attribuirmi a tutti i costi (…) una affinità, scegliete gli antichi giapponesi: il loro gusto rarefatto mi ha sempre affascinato e faccio mie le suggestioni della loro estetica, capace di evocare una presenza per mezzo di un'ombra e il tutto per mezzo del frammento."
"La ricchezza che dipingo…" lo chiama Monet: è il mistero della natura nel senso latino di nascere, scaturire di qualcosa su uno sfondo indeterminato e presente, vuoto eppure concreto.
Questa natura è la stessa che la parola Fusis significa presso gli antichi Greci. Dall'antico Occidente all'estremo Oriente le cose sembrano cristallizzazioni di luce, su uno sfondo ignoto, ricco di potenzialità,luogo sorgivo e di dissolvenza.
La natura che comprende nel suo vasto disegno la vita e la morte, ha nell'arte un suo linguaggio, uno specchio che consola e mostra in tutto un fondo di danza.
La pittura di Monet diviene così "pittura", pittura di un uomo e pittura e basta.
Dunque Monet, dunque vedere o piuttosto assistere alle forme che dirompono, si accendono, e si spengono sullo specchio alterno della luce e dell'oscurità.
Dunque Monet, o la ricerca del contatto con la pellicola di sole, "l'involucro di luce", con l'acqua della rifrazione e della specularità.
E non si tratta di cogliere il momentaneo, la semplice impressione, né di fuggire magari subito e troppo presto nell'irrealtà.
E' qualcosa che ora piuttosto "avviene" il soggetto che "impressiona" e si imprime, e reclama tutta l'attenzione per sé. Che avvia chi osserva nel futuro di una vita appena cominciata:"ci sono verità particolarmente timide e sensibili al solletico, di cui non ci si può impadronire se non all'improvviso, verità che si deve cogliere di sorpresa o lasciare andare…" (F. Nietzsche).
Pittura dunque dell' "avvenimento" è questo tributo alla Natura ossia lo Spirito che dipinge e non imita solo, ma crea:
La mia mano è l'universo
può fare ogni cosa.
dice un Haiku Zen.
Davvero quanto Giappone c'è in Monet e coscientemente, quanto poterono certe xilografie sull'immaginazione. Ma non c'è in lui quella "ingenuità" o impersonalità. Qui c'è sempre la voce di una persona, la sua decisione, la sua pietà: per le cose e i destini. Le sue lacrime rarefatte.
E' un ponte questo giapponismo. Ovunque Monet dipinga: in Provenza, di fronte i Covoni, alla cattedrale di Rouen, allo stagno delle ninfee, a Giverny.
C'era, nel nuovo modo
di guardare…
l'enigma visto
del cielo, o di una nuvola,
…di un ponte. Il ponte
che è forse l'insistenza
di Claude Monet:
il ponte della ferrovia ad Argentuil,
e nel giardino
a Giverny, sullo stagno di libellule,
iris
di glicini, del salice;
del cielo immerso
laggiù,
tra la natura e la curva
dell'arte.
-Misterioso però, che mentre
è la guerra,
questo grande evada
nell'oriente della sua casa, della
sua mente,
e pensi come albeggia un fiore,
come il fuoco
in un'ora lo muta, o l'Avventura
del sole.
2° parte
Provenza
Tra Bordighera
e Antibes, la fortezza,
e la terribile
luce invernale
della Provenza, nuova
per lui, uomo del Nord.
Sono i contrasti
là di freddo e dei toni
crema: il bianco
su tutto, sopra.
E poi il bel giardino chiuso
di quel Monsieur Moreno.
E lì che erompono,
lì dalla madre terra
le varie palme,
tutte le specie
di aranci e mandarino,
di ulivi argento.
Ma ci vorrebbero
tavolozze di pietre
preziose e d'oro
per quell'estremo
della Natura sua,
l'invraisemblance,
l'inverosimile
del colore incendiato
ed "io m'ingegno"
scrive ad Alice
"e lotto e non so
più dove sono".
Covoni
E'un monumento
di fieno, d'acqua…e luce
che in fondo al campo
e nel silente
è cresciuto, nell'ora
dei giorni, mesi
di un anno: covo-
ne che più luce
nell'interno del quadro,
in uno sguardo
o la vita mai resa!
vita, in un attimo.
La cattedrale di Rouen
Quella gran luce
o quell'alta fiammata
…
come sospende
-e lassù e quaggiù-
fuoco di Francia.
Alba, tramonto
-il dolore nel tuo
viso che cambia
quando da fondi
e da inabissamenti
canti e rifai
la vita, scuoti
le alghe, le pietre vive
rosa: oh naufragi!
Ninfee
Non so se sia casuale, ma non lo credo; o vi sia un legame preciso tra l'inizio del primo ciclo dei dipinti delle Ninfee e Suzanne che nel 1899, a soli trent'anni muore, o sprofonda più veramente.
E non credo casuale la coincidenza tra l'inizio del secondo ciclo delle Ninfee e l'addio di Alice, la seconda moglie che muore nell'11.
Donne e poi fiori, amori e poi acque. Muse sul filo dell'ombra, per guardare nel buio, dove la luce tracima, in mistero, in pittura piuttosto o solo impropriamente nella morte.
Donne ombre, e ombre di ombre: ancora il tutto che si rivela nel frammento, ancora la presenza in un'ombra.
Verso l'Impossibile: "Ancora una volta mi sono prefisso l'impossibile-scrive Monet- : uno specchio d'acqua sul cui fondo ondeggiano piante…" (22giugno 1890).
Prima di quelle ombre estreme, delle ninfee, quando Suzanne era ancora la ragazza malinconica che scendeva la collina, in abito bianco, Monet disse che gli sembrava, vedendola, di rivedere la prima moglie, Camille, e che aveva ritratto anni prima ad Argentuil.
Ecco i quadri di quelle somiglianze strane, evocatrici, in bilico tra la luce del giorno e il non giorno di Ade: Lo studio all'aperto, donna girata verso destra" (1888); Lo studio all'aperto, donna girata verso sinistra", dello stesso anno. Girate verso dove…
Camille, Suzanne, Alice,
Ofelia: le ninfee, la Nénunphar Blanc
e il lutto di un'Europa dolente, sfigurata
da una guerra che aveva invaso la coscienza
e l'arte: " E' per lenire il dolore prodotto nel suo cuore dalla guerra e da lutti nella sua famiglia, che Monet ha intrapreso(…) i pannelli del suo stagno fiorito, chiamati Ninfee." scrisse Muriel Cialkoswska, dopo una vista a Monet nel 1922.
Sprofondamenti
fioriti e rifiorenze
chiare ed occulte;
addio, derive
e avventure le muse
amate…
addormentate
in un sonno dell'acqua,
d'ore… mai mute.
Canto e abbandono
al gran poema, delle acque
flusso che trema
in corde d'arpa
d'erba, in ghirlande
di suono sotto
al salice,
al pianto malinconico
di sole andato
…
la trasparenza
rosa, malva, la sera
ametista…
assenzio quasi
e silenzio di poeta
-il resto…è vita.